Insidie a Zagabria (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

Insidie a Zagabria (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

autore:Gerard De Villiers [De Villiers, Gerard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-09-06T12:00:00+00:00


10

Mladen Lazorov fermò la BMW davanti alla porta dell’Esplanade e strinse la mano a Malko.

— A domani. Stia attento, ma non credo che ricominceranno subito. Appena avrà il foglio di carico del camion, mi avverta. Nel frattempo farò tutto il possibile per identificare quel Boza. A quanto pare è il cardine di tutta la vicenda.

Sull’ascensore, Malko si chiese in quale stato d’animo avrebbe ritrovato Swesda. Le aveva telefonato dal ministero della Difesa per tranquillizzarla, e lei gli aveva risposto in un tono inspiegabilmente calmo. Appena aperta la porta, se la trovò davanti. Rimase subito colpito dall’espressione intensa, quasi allucinata, delle sue pupille dilatate. Sembrava una drogata. Senza dire una parola, la ragazza gli si gettò tra le braccia e gli si strinse contro con tutto il corpo.

— Se non ci fossi stato tu, quel bastardo di ustascia mi avrebbe uccisa — disse con voce da ragazzina, nella quale però vibrava qualcosa di sensuale. — Hai visto il suo coltello? Come avrà fatto a ritrovarmi?

Malko, che cominciava a rilassarsi, non poté fare a meno di sorridere a quella domanda di Swesda sempre appiccicata a lui.

— Per la verità — disse — credo che cercasse me. Non dimenticare che tu avevi visto lui, ma lui non ti aveva mai vista. Se tu non lo avessi riconosciuto mi avrebbe probabilmente colto di sorpresa e ucciso, come Boris Miletic.

Infatti non c’erano dubbi. Se non ci fosse stata Swesda, Malko sarebbe tornato a Liezen in una bara.

— E l’altro, quello nella macchina? — disse la ragazza. — Anche lui voleva ammazzarti. Ho visto tutto dal balcone.

— Può darsi — rispose Malko. — Ma credo che fosse lì soprattutto per ammazzare il vecchio sicario.

Swesda pendeva dalle sue labbra, ancora avvinghiata a lui. Il suo corpo era scosso da piccoli sussulti a causa della paura retrospettiva, ma anche per qualcos’altro di cui Malko si rese conto da qualche impercettibile movimento del suo bacino.

— È orribile — mormorò la ragazza — succede come a Miami, dove le bande di narcotrafficanti non fanno altro che ammazzarsi tra loro. Un giorno un tizio è stato fatto fuori sotto i miei occhi. È rimasto lungo disteso a dissanguarsi sul marciapiede, e intanto un giovane sudamericano continuava a sparargli nella testa.

— Per te è tutto finito — disse Malko. — Puoi tornare a Miami e al Fontainebleau.

— No! Io voglio restare con te!

Il terrore era improvvisamente sparito dai suoi occhi ardenti, come se la paura avesse liberato in lei qualcosa che teneva chiusa in sé da molto tempo, un braciere che voleva assolutamente spegnere. Qualcosa che fremeva nel suo corpo. Il vestito pareva che le si fosse ristretto all’improvviso, i seni straripavano e la minigonna le era arrivata all’attaccatura delle cosce. Senza parlare, la ragazza cominciò a strofinarsi contro Malko come un animale in calore.

Ma la cosa che più colpiva erano gli occhi dalle pupille smisurate, fisse, ipnotiche, che pareva parlassero. Swesda spinse il viso in avanti, chiuse i denti sul labbro inferiore di Malko e glielo morse. A sangue.

Malko la respinse



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